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È terminato il restauro della facciata posteriore del Novocomum, icona dell’architettura moderna: tutto con prodotti Chrèon!

È terminato il restauro della facciata posteriore del Novocomum, icona dell’architettura moderna: tutto con prodotti Chrèon!

Autore: Mannik Manoukian/martedì 6 dicembre 2016/Categorie: News ed Eventi, Decorative, Corporate, Lechler for Art

Costruito dal 1928 al 1929 su progetto di Giuseppe Terragni, il Novocomum rappresenta uno dei primi esempi di architettura moderna in Italia, nonché meta di migliaia di turisti che ogni anno si soffermano davanti al palazzo per contemplarne le caratteristiche avanguardistiche, che lo hanno reso famoso in tutto il mondo. La storia è davvero singolare e meritevole di menzione: il progetto, affidato al ventenne Terragni, venne presentato al Comune prima della sua messa in opera, al fine di ottenerne la licenza edilizia. Ma Terragni, temendo che venisse rigettato per la sua architettura d'avanguardia presentò delle tavole non corrispondenti al progetto, che rappresentavano un edificio con facciate neoclassiche. Non appena montate le impalcature però, convocò la società immobiliare Novocomum e le consegnò il suo reale progetto: quando la costruzione venne terminata e le impalcature rimosse, scoppiò un vero e proprio scandalo! Ma la commissione di esperti, chiamati per decidere il da farsi, stabilì che “l'edificio non recava danno al decoro del luogo” e da quel momento il Novocomum entrò di diritto nella storia dell'architettura italiana e l’anno successivo vene eletto a “simbolo della nascente architettura razionalista”.

I lavori di restauro della facciata posteriore, seguiti dall’architetto Ambrosini, sono iniziati lo scorso inverno. Una prima metà si è conclusa prima dell'estate, mentre il secondo ponteggio è stato smontato alla fine  di novembre. “Il lavoro di restauro ha visto una prima parte di studio storico e di analisi dell’edificio, a scopo indagativo e conoscitivo; di rilevante importanza è stata l’analisi stratigrafica che ha portato ad una approfondita conoscenza della colorazione originale ” ci racconta l’Architetto Ambrosini. “Negli anni in cui venne costruito un così particolare uso del colore era assai raro, per questo abbiamo voluto indagare a fondo le superfici proprio per poter ricostruire quanto negli anni era stato parzialmente modificato e/o nascosto dagli interventi successivi”.

“Utilissime sono state le pubblicazioni dell'epoca che ci raccontavano come si era presentato l'edificio quando venne scoperto per la prima volta. Proprio grazie a questi documenti la ricerca poteva essere mirata: sapevamo cosa stavamo cercando”… “Molto interessante è stata la scoperta che quanto oggi possiamo vedere è figlio di un ripensamento di Giuseppe Terragni, in  prima battuta venne parzialmente colorato in modo assai diverso: tutto era riconducibile a colori della scala cromatica dei verdi di cui oggi rimangono solo alcune porte e le tapparelle.”

Il supporto di Erminio Crivelli, del laboratorio Chrèon, è stato fondamentale non solo per la formulazione dell’esatto punto colore corrispondente all’originale, ma anche per la definizione del ciclo di verniciatura più idoneo al rispetto delle caratteristiche del ciclo utilizzato in origine. “È la prima volta che la Sovrintendenza, che ha ovviamente seguito ogni fase del lavoro di restauro, ha omologato l’impiego di un ciclo silossanico per esterni ai fini del compimento di un’operazione così delicata su un palazzo razionalista”.

Il lavoro si è suddiviso in due fasi: nella prima si è provveduto a stendere il nostro Primer fissativo e isolante “Edilpaint”, mentre nella seconda l’Idropittura Silossanica Prof è stata la protagonista assoluta, grazie al suo altissimo potere traspirante e idrorepellente, che impedisce a pioggia e umidità di penetrare.

La tematica dall’indubbio interesse per il mondo dell’architettura, sarà oggetto di un Corso di Formazione accreditato dall’Ordine degli Architetti di Como, in programmazione per la prossima Primavera, che vedrà intervenire il responsabile de laboratorio Chrèon Erminio Crivelli, a fianco dell’Arch. Alberto Artioli (per anni soprintendente per i beni architettonici e al paesaggio delle provincie di Milano, Bergamo, Como, Pavia, Sondrio, Lecco e Lodi) e l’Arch. Luca Ambrosini.

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